Architettura e Patrimonio Religioso
Ultima modifica 4 aprile 2023
L’itinerario di visita storico-artistico di Sant’Arsenio parte dalla chiesa di Santa Maria Maggiore, che sebbene ricostruita in forme moderne alcuni decenni fa, conserva intatto patrimonio d’arte antico, tra cui spiccano opere scultoree di Giacomo Colombo e dipinti rinascimentali e barocchi. AI secolo XVI appartengono una croce astile in argento sbalzato e cesellato e la pala della Madonna del Rosario, opera della cerchia del fiammingo CornelisSmet, commissionata dall’omonima confraternita nel 1575, che ripete un’iconografia diffusasi anche nel territorio cilentano e valdianese a seguito della vittoria di Lepanto.
Corposo è il patrimonio pittorico dei secoli XVII-XIX, tra cui merita attenzione il ciclo dell’antico soffitto della chiesa, con le storie della Vergine, disteso su tre tele dai contorni sinuosi, opera del pollese Nicola Peccheneda, a cui appartiene anche una tela con la raffigurazione dell’Angelo custode (in sagrestia). La chiesa conserva opere dell’altavillese Saverio Mottola e del ben noto scultore padovano Giacomo Colombo, alla sua mano sono ascrivibili i mezzi busti dei santi patroni Arsenio Abate ed Anna e le statue di San Vito (proveniente dall’omonima cappella collinare] e del Crocifisso (posto nella parete absidale). All’arte dello scultore presepiale napoletano Giuseppe Sarno, appartengono invece i simulacri di San Giuseppe, di San Rocco e di San Francesco Borgia.
Uno scrigno d’arte è racchiuso nella stupenda chiesa dell’Annunziata, la cui origine risa le ai tempi della presenza dei Benedettini di Cava , che la edificarono, affiancandovi un ospedale per poveri e pellegrini, rimasto in vita fino alla fine del Settecento. L’architettura roccoco, dalle linee sobrie ed eleganti,è arricchita da un apparato decorativo di prim’ordine, tra cui spicca la cona lignea intagliata e policromata, racchiudente il gruppo scultoreo dell’Annunciazione, opera di Giacomo Colombo degli inizi del Settecento la cantoria dell’ingresso. Di straordinario effetto scenografico è la parte absidale della chiesa, che oltre alla citata ancona lignea, conserva lo stupendo altare maggiore, opera di uno scalpellino padulese e di un marmoraro, le cui iniziali sono impresse ai lati della composizione architettonica. Sugli altari laterali campeggiano due tele di Nicola Peccheneda ritraenti la Vergine delle Grazie e la Madonna degli Angeli (al cui altare è applicata l’indulgenza dell Porziuncola) e due statue della metà dell’Ottocento: Sant’Alfonso Maria dé Liguori e Santa Filomena. Ai lati dell’altare maggiore fanno bella mostra due grandi tele con l’Adorazione dei Pastori e dei Magi. Notevoli sono poi il soffitto della navata con una tela dell’Annunciazione posta su un tavolato dipinto a “guazzo” (tempera su tavola) motivi geometrici e vegetali ed il portale di ingresso tardo-barocco del 1770.
Dopo un recente restauro, la cappella di San Sebastiano ha offerto interessanti spunti di lettura sulla sua origine, risalente al XV secolo (con la presenza di una confraternita del SS. Nome di Dio), mediante il culto a San Bernardino da Siena, che una leggenda vuole di passaggio per il casale.
AI Quattrocento risalgono alcune monofore strombate ritrovate nel restauro delle pareti laterali esterne, che dimostrano l’originalità delle murature perimetrali e ne fissano temporalmente la planimetria architettonica. La chiesa prospettava sull ‘antico Monte Oliveto e perciò al suo prospetto furono applicate le cinque croci del Calvario, la cui devozione è rimarcata dal tondo con bassorilievo in cotto policromo, che raffigura la Deposizione. All’interno della cappella, oltre al simulacro di San Sebastiano, di fattura antica, ma di carattere popolare (restaurato alcuni decenni fa), si trovano le statue di San Luigi Gonzaga, di San Gerardo Maiella e dell’Angelo Custode (anticamente nella chiesa parrocchiale), opera di fine Ottocento dello scultore campagnese Giuseppe Caracciolo. Alla cappella appartengono anche un dipinto del soffitto a tempera (santo titolare), una raffigurazione di San Sebastiano del pittore Padre Angelico Spinillo ed un disegno su cartone, raffigurante la Discesa dalla Croce, opera di Pietro Annigoni.
La piazza su cui affaccia la chiesa vede la presenza di una croce stazionale in pietra, su colonna, risalente al XVI secolo.
La cappella di San Tommaso Apostolo si colloca a mezza via tra la chiesa matrice ed il Serrone, la parte più alta di Sant’Arsenio.
L’origine del luogo sacro risale al Cinquecento, ma con diversa dedicazione: Santa Maria del Soccorso. Nella cappella sono custoditi un bel dipinto dell’Incredulità di San Tommaso, probabile opera del XVI secolo di Marco Pino da Siena ed una piccola raffigurazione dell’Ecce Homo, mentre vi si conservava fino a non molto tempo fa un importante dipinto dell’Incredulità dell’Apostolo titolare del luogo di culto, di chiara ascendenza caravaggesca. Sulla via del Serrone si incontra la cappella di Sant’Antonio da Padova, edificata agli inizi del Seicento per volere del vescovo cavense Cesare Lippi e che conserva il simulacro ligneo del santo patavino, del XVIII secolo. Nel piccolo oratorio vi sono nche due tele del 1931 di Alfonso Metallo. Adiacente alla cappella vi è il Monte Calvario, edificato sul cadere dell’Ottocento per volontà di monsignor Giuseppe Sacco in sostituzione deIl’antico, collocato sulla Piazza della Cappella di San Sebastiano.
Il Serrone conserva due luoghi di culto dalle antiche origini San Salvatore e San Leonardo, che testimoniano la frequentazione nell’alto-Medioevo del sito e il riferimento specifico all ‘invocazione dei fedeli contro i Saraceni, che in quel periodo seminavano il terrore tra la popolazione locale.
AI secolo XV risale la cappella di Santa Maria dei Martiri, un edificio di culto collocato lungo la via che conduce a Polla e che mostra al suo interno un’architettura tardo-barocca, con stucchi decorativi alle pareti. Le tele appartenenti alla chiesetta sono custodite in chiesa e raffigurano La Vergine con santi. della metà del XVII secolo, La Trinità Terrestre, una Madonna e santi e infine, San Gennaro vescovo e martire. AI limite meridionale del paese sorge la chiesetta di San Rocco, il cui culto e l’origine stessa della cappella, rimandano alla terribile peste del 1656, che flagellò il Regno di Napoli. Sull’unico altare in marmo è posta la statua del XVIII secolo, di fattura anteriore a quella conservata in chiesa madre.L’esperienza architettonica sacra di Sant’Arsenio si chiude cronologicamente nel Novecento, con l’edificazione di tre luoghi di culto importanti: la Madonna del Carmine, la cappella di Santa Lucia (di recente restaurata ed edificata nel 1911) e la cappella ossario del Cimitero, su progetto di monsignor Antonio Sacco, architetto e bibliotecario alla Vaticana.
La prima, innalzata dalla devozione dei fedeli e di monsignor Matteo Pica, sul luogo in cui si trovava un’edicola votiva con l’effigie della Vergine, è arricchita da un apparato architettonico degno di nota e conserva le raffigurazioni della Vergine di Pompei, di San Vincenzo Ferreri, di Santa Teresa del Bambino Gesù e di San Michele Arcangelo, oltre al simulacro seicentesco della Vergine Bruna del Carmine.
Dalla devozione al Carmelo e per iniziativa dei santarsenesi, sul Monte Rascini fu edificato, alla metà del Novecento, il Santuario della Madonna del Carmine.